
Storie come la tua

Melissa, 28 anni
Il percorso di Melissa verso il trattamento dei fibromi è stato costellato da una serie di tentativi …
Le freccette non sono mai state lo sport preferito di Melissa Costa, ma ha avuto la sensazione che farsi curare i fibromi sia stato esattamente questo: lanciare alcune freccette su un bersaglio, sperando che almeno una andasse a segno.
C’è stata la freccetta della diagnosi che ha continuato a mancare il bersaglio con diagnosi sbagliate, la freccetta del trattamento che ha continuato a non trattare adeguatamente i suoi problemi di salute cronici e quella della fertilità, che altri hanno continuato a lanciare contro di lei, ad un’età – secondo Melissa – del tutto irragionevole. Il processo è stato un susseguirsi di continui tentativi, con un’idea molto vaga di quali sarebbero state in seguito le conseguenze nella vita reale.
Oggi Melissa ha quasi trent’anni e ha sofferto per anni di mestruazioni abbondanti. La diagnosi di fibromatosi uterina può essere difficile e lei è stata curata per tutt’altro tipo di disturbi, dalla stitichezza all’intestino irritabile, fino a problemi alla colonna vertebrale.
Diagnosi errata: come molte altre donne, Melissa ha sempre liquidato il disagio come “una cosa del tutto normale per lei”
Questa “normalità” è proseguita fino a due anni fa, quando tre giorni di atroce mal di schiena, seguiti da altri tre giorni di vero e proprio supplizio, la mettono letteralmente fuori uso. Quando al quarto giorno si sveglia senza più nessun dolore,
Si precipita immediatamente dal suo ginecologo.
La visita iniziale rivela la presenza di fibromi, la maggior parte dei quali di diametro inferiore a 5 cm e solo uno di dimensioni leggermente maggiori. Melissa ha sentito parlare di fibromi perché anche sua mamma li ha avuti. In effetti, la madre ha abortito diverse volte a causa della rottura dei fibromi. Ad ogni modo, nella maggior parte dei casi, i fibromi sono asintomatici e si consiglia quindi di aspettare e vedere cosa succede prima di procedere con un trattamento.
Tuttavia, quando il medico le consiglia di ignorarli, Melissa non può essere meno d’accordo… ed è determinata a trovare un trattamento.
Inizialmente il medico le prescrive la minipillola per ridurre il più possibile il flusso abbondante ma, quando questo prosegue non solo durante le mestruazioni ma anche tra un ciclo e l’altro, dopo due mesi di trattamento, decide di abbandare questo primo tentativo.
Trattamento proattivo e conoscenza: Melissa ha imparato che è un suo diritto ma anche un suo dovere informarsi sui fibromi.
Allarmata e spaventata, continua la sua ricerca per trovare un altro medico. Alla fine, si rivolge dove molti di noi si rivolgono quando sono spaventati e agitata: torna a casa.
Rientrata in Italia, esegue una visita ecografica con il ginecologo numero due, che le mostra i fibromi e le spiega la miriade di sintomi che possono causare. Dopo anni, Melissa capisce improvvisamente che anche i problemi gastrointestinali possono essere probabilmente causati dai fibromi. Le spiega che nel suo caso l’intervento è ancora una scelta borderline, ma che se i fibromi causeranno un forte peggioramento della sua qualità di vita, rappresenterà sicuramente una valida opzione.
Opzioni terapeutiche: Melissa decide di intensificare ulteriormente le ricerche per trovare una soluzione percorribile.
La ginecologa numero tre entra in scena dopo il trasferimento di Melissa in Belgio e il periodo di attesa obbligatorio per avere la copertura medica. Questa nuova dottoressa esegue ulteriori indagini, sempre per via ecografica, per individuare con esattazza il punto in cui Melissa sente più dolore. Dopo averla ascoltata ed averle proposto un piano di cura percorribile, Melissa decide di seguire le istruzioni della ginecologa e inizia a prendere una pillola combinata (contenente più ormoni rispetto alla minipillola) per alleviare il sanguinamento. La ginecologa la indirizza immediatamente anche da un chirurgo locale per un consulto.
Se fosse stata più vicina alla mezza età, le spiega il chirurgo, l’intervento non sarebbe minimamente in discussione e procederebbe senza alcuna esitazione. Ma Melissa non ha neanche trent’anni e un solo figlio. Anche una miomectomia lascia tessuto cicatriziale e lei non è sicura di voler correre il rischio di danneggiare potenzialmente il suo utero. Il chirurgo le sconsiglia di farlo e
le spiega nello specifico la sua situazione. I fibromi si trovano all’esterno dell’utero e all’interno della parete uterina, quindi, virtualmente, non sono in grado di interferire con la gravidanza. Grazie alla pillola combinata, Melissa trascorre due splendidi mesi senza provare alcun sintomo ma è presto costretta ad interromperne l’assunzione a causa di un pericoloso innalzamento della pressione causato proprio dalla pillola. Due passi avanti e uno indietro…
Il chirurgo lascia a lei la scelta.
Fertilità: Questa questione è la preoccupazione principale dei medici, ma lo è anche per Melissa?
E poi c’è sempre la stessa, assillante domanda che Melissa si sente rivolgere ogni singola volta da ogni singolo medico che consulta: “Quando pensa di avere un figlio?”. Ancora e ancora e non ha nemmeno trent’annii! Si chiede se questa pressione sia davvero necessaria per individuare un trattamento efficace.
Melissa ritiene che, sebbene abbia sicuramente attinenza con la sua storia, è giusto – o perfino corretto – chiedere ad una persona così giovane quali siano i suoi piani di vita da un punto di vista familiare? E’ a dir poco esterrefatta. Per lei, i bambini sono una questione che riguarda il futuro, ma le fa comunque male.
Molto male.
Soprattutto in quella fase.
Le alternative e le potenziali conseguenze continuano a sopraffarla
Melissa un giorno viene a sapere che l’embolizzazione potrebbe essere la soluzione migliore per lei, ma non è praticata in Belgio. Inoltre, questa procedura è controindicata se si desidera potenzialmente avere un figlio in futuro. Cosa fare…IUD? Altre pillole? E’ sempre più frastornata e confusa e i sintomi continuano a farsi sentire, con maggiore forza e sono sempre più destabilizzanti. Nessuna delle opzioni sembra essere la scelta giusta…quella che non lascia alcun dubbio. Anche nel caso dell’intervento chirurgico, Melissa sa che i fibromi spesso ricrescono, proprio come è successo a sua madre.
Non sta bene, ma ora finalmente sa come trovare le informazioni di cui ha bisogno, sa sostenere le proprie ragioni, sa individuare i medici più compatibili con il suo caso e il trattamento che farà al caso suo… non appena riuscirà a capire quale sarà esattamente …
Qui a Women Talking Fibroids, approviamo con entusiasmo Melissa per aver preso in mano la sua salute e incoraggiamo tutte le donne della nostra community a fare lo stesso e a rivolgersi al proprio medico.