
Storie come la tua

Stephanie, 51 anni
Scarsa considerazione e una diagnosi errata hanno causato a Stephanie anni di dolore e frustrazione nella sua ricerca di risposte
A 51 anni, con una figlia oramai adulta, l’idea, per ora ancora teorica, di un’isterectomia non spaventa Stephanie Burbank.
Ma quando le viene proposto l’intervento chirurgico come soluzione al dolore che la sta affliggendo e agli altri sintomi invalidanti causati dai fibromi, Stephanie, con suo stesso stupore, reagisce con grande emotività all’idea di perdere l’utero.
Inaspettatamente, si sente triste e scoraggiata quando le diventa chiaro che, solo un paio di mesi prima, l’isterectomia sia una valida opzione nel suo caso… forse quella giusta.
Stephanie non ha mai smesso di cercare una diagnosi… e di certo i lassativi non erano la risposta
Ripensandoci, Stephanie si sente al tempo stesso stupita e delusa dal fatto che ci sia voluto così tanto tempo per arrivare ad una diagnosi definitiva.
I suoi sintomi sono atipici e semplicemente ipotizza che i fibromi siano “qualcosa che le donne a volte hanno”, come ribadito in più occasioni dai ginecologi e da altre donne nel corso degli anni, in un modo un po’ sbrigativo. Stephanie pensa che il disagio che sente in continuazione sia semplicemente qualcosa tipico “dell’essere donna”.
Anno dopo anno, per oltre un decennio, le mestruazioni diventano sempre più difficili da gestire. In più occasioni Stephanie riferisce al medico di base di sentire come un “blocco” a livello addominale. Stephanie ha come l’impressione che ci sia “qualcosa” dentro di lei, qualcosa che “non va”.
Le parole di Stephanie, tuttavia, portano sempre allo stesso risultato: il medico le prescrive lassativi nel tentativo di migliorare la sua condizione.
Stephanie pensa erroneamente che molti dei suoi sintomi siano causati da anni di sindrome dell’intestino irritabile e modifica ripetutamente e metodicamente la sua dieta, eliminando alcuni alimenti nel tentativo di sentirsi meglio. Il dolore e la frustrazione aumentano di pari passo con la persistenza dei sintomi, senza intravedere alcun miglioramento.
Da sola, comprende che esiste una correlazione tra il ciclo mestruale e l’aumento dei dolori. In tutti questi anni si chiede perché nessuno sia mai ruscito ad aiutarla ad alleviare i suoi sintomi.
Armata delle informazioni raccolte qua e là da varie amiche, Stephanie diventa infine fautrice della propria salute
Anche le ricerche sui sintomi effettuate in rete non approdano a nulla. Solo ascoltando i discorsi tra donne e carpendo qua e là notizie e informazioni, riesce finalmente a capire cosa ha. A quanto sembra, i fibromi non sono “semplicemente solo fibromi” e no, non sono un fatto casuale della vita e no, nessuna donna dovrebbe accettarli come “normali”.
I fibromi uterini sono effettivamente la causa dei suoi disagi ed è determinata a risolvere il problema. Stephanie diventa fautrice della propria salute.
Alla fine Stephanie si decide a fare un ulteriore consulto e finisce col ritrovarsi nello studio di una giovane dottoressa di medicina generale che ascolta e affronta la sua storia con occhi nuovi. Stephanie viene immediatamente sottoposta ad una ecografia, che rivela finalmente l’origine dei sintomi: numerosi fibromi, alcuni dei quali con un diametro di 7-9 centimetri.
Un medico, misurando la parte esterna dell’utero, arriva a stimare che le dimensioni siano adatte ad ospitare una gravidanza di quattro mesi. Stephanie è “incinta”di … fibromi.
Stephanie valuta le varie opzioni e sceglie un piano d’azione
Finalmente si può agire. Il medico la indirizza da un ginecologo che le consiglia di interrompere la terapia ormonale sostitutiva a base di estrogeni prescritta per affrontare la perimenopausa. Ritenendo che questo consiglio possa annullare la buona qualità di vita che la terapia le assicura, Stephanie si rifiuta di seguirlo. E’ in quell’occasione che le viene chiesto di prendere in considerazione un’isterectomia.
Un’amica, da poco sottopostasi ad una procedura di ablazione dei fibromi per cercare di risolvere il suo problema, le racconta di essere rimasta cosciente per l’intera durata dell’intervento, eseguito senza anestesia. L’esperienza vissuta dall’amica non viene accolta bene da Stephanie che la considera terribile, quasi medioevale, e la spinge ad adottare l’approccio del “toglietemelo e basta”, sicura del fatto che l’isterectomia potrebbe finalmente risolvere il suo problema.
A dire il vero, l’assistente del chirurgo le prospetta diverse opzioni mediche e chirurgiche meno aggressive, ma l’unica soluzione che le sembra promettere un sollievo duraturo rimane sempre l’isterectomia. Vuole risolvere una volta per tutte il disagio, il dolore e lo sconvolgimento che i fibromi le hanno causato nel corso della vita.
Evento speciale in onore dell’utero, le tue MAPS
Dato che nel Regno Unito la lista d’attesa per gli interventi di isterectomia in laparoscopia è di 6-18 mesi e vista l’urgenza di risolvere il problema e di trovare finalmente un po’ di sollievo, Stephanie opta per una procedura chirurgica addominale convenzionale.
Essendosi già sottoposta in precedenza ad un intervento addominale all’età di vent’anni, Stephanie non si preoccupa dell’invasività della procedura, ma è stupita per l’improvvisa e profonda tristezza che accompagna la sua decisione.
Poco prima dell’intervento, la community che la sostiene organizza un evento speciale, uno “Zoom in onore dell’utero”, focalizzato sull’essere donna, che prevede l’esecuzione di rituali, la condivisione di esperienze e consigli e momenti di incoraggiamento, il tutto accompagnato dalla rappresentazione di immagini, dalla lettura di poesie e dalla partecipazione della figlia di Stephanie. Dopo tutto, l’utero di Stephanie è stato la prima casa di sua figlia.
È un evento di “cordoglio”, ma anche di celebrazione, condivisione e nuove opportunità.
Finalmente è di nuovo in salute e in grado di riabbracciare la vita!
Ora si sta riprendendo dall’intervento e sta recuperando le forze per tornare al lavoro ed è per lei già una gioia e una sorpresa vedere come funziona l’apparato digerente in condizioni normali!
Dopo anni di diagnosi e soluzioni sbagliate, Stephanie ha trovato la forza di essere fautrice della propria salute, individuando un medico di base che l’ha ascoltata veramente e che le ha dato una mano.
Oggi Stephanie gode di buona salute, sta sviluppando un talento artistico rimasto inespresso fino ad ora ed è felice di unirsi nuovamente alla sua community, senza stress e di persona!
Conosceva il proprio corpo e la propria perseveranza le ha permesso di riappropriarsi di qualcosa che le apparteneva
E’ probabile che la storia di Stephanie vi suoni familiare, perchè la maggior parte delle donne si sono trovate a vivere disavventure più o meno simili ad un certo punto della loro vita. Effettuare ricerche per acquisire conoscenze e far valere le proprie ragioni è spesso l’unica strada da percorrere per essere in piena salute.
Qui a Women Talking Fibroids, approviamo con entusiasmo Stephanie per aver preso in mano la sua salute e incoraggiamo tutte le donne della nostra community a fare lo stesso e a rivolgersi al proprio medico.